U Figghiu
U Figghiu
con Anna Maria De Luca, Francesco Gallelli, Fabrizio Pugliese
regia e drammaturgia Saverio Tavano
scene Fabio Butera
collaborazione artistica Gino Gallo
in collaborazione con Teatro delle Arti
foto di scena Angelo Maggio
È il giorno di Pasqua, è sera e la gente del paese è tutta riversata in piazza, borbotta:
“hanno rubato la corona di spine dalla statua della Passione di Cristo!”.
L’ha rubata Saro, il figlio di Nino e Concetta.
Saro è un ragazzo schizofrenico, si è serrato in casa lasciando all’esterno anche i propri genitori, si è appropriato della corona di spine, convinto di essere egli stesso la reincarnazione di Gesù Cristo.
Nino e Concetta aspettano dinanzi al portone, attraverso il loro dialogo si entra nel loro mondo, fatto di sacrifici, abnegazioni, sopportazioni, soprattutto da parte di Concetta, che, nonostante il dolore dato dall’ipocrisia e dal giudizio della gente del paese, sostiene con l’amore misericordioso la purezza, quasi divina, che risiede nella follia del figlio, con un’accettazione che solo una madre può avere nei confronti di un figlio che soffre di una malattia mentale.
Solo la madre riconosce la purezza del figlio e solo il figlio riconosce il richiamo della madre, che ristabilirà la quieta nel paese.