Canto Nemico
Canto Nemico
Franco Costabile, figlio di Calabria, tormentato e sfortunato.
Istinto poetico incisivo è il suo, che si manifesta in giovanissima età con tènere filastrocche e semplici versi, nei quali esprime il disagio di essere stato abbandonato dal padre che, partito per insegnare in Tunisia, sceglie poi di non tornare mai più a casa.
Una condizione pesante per un bambino costretto a considerarsi orfano anzitempo e sostegno della madre, e che vive la segreta speranza di rivedere da un giorno all’altro ricomporsi la sua famiglia.
È con sentimenti di inadeguatezza che cresce e studia il giovane Costabile. Tradurrà in poesia la sua pena, le sue angosce, la sua passione, il suo andare e tornare da Sambiase a Roma.
Il paese gli sta stretto, non è capace di contenerlo, di offrirgli cultura, scambi intellettuali, crescita. La città è troppo grande, dispersiva, incapace di accoglierlo umanamente, di prestare attenzione a un animo fragile, introverso, timido.
Ma la sua poesia cresce, diventa forza, denuncia sociale, manifesto politico: dichiarazioni d’amore per la sua terra.
Sposa Mariuccia, insegnante a Brera, ma anche il matrimonio fallisce, schiacciato dal peso di tanta tormentata esistenza che non gli farà vivere serenamente neppure la condizione di padre.
Finisce così per isolarsi, consumato dal dolore che neppure amici come Enotrio, Purificato, Accrocca, Brignetti e tanti altri, riusciranno a lenire. Si spegnerà a Roma nella primavera del 1965.
Franco Costabile sarà dimenticato, specie nella sua terra, dove purtroppo, ancora oggi, in tanti, non conoscono la straordinaria bellezza e la forza evocativa della sua parola.
Proposto teatralmente per la prima volta nel 1986 con il titolo “CANTO NEMICO PER FRANCO COSTABILE” di Vittorio Sorrenti, racconta la vita controversa di questo poco conosciuto ma grande poeta, legato alla sua terra in un conflitto di odio-amore. Emigrato per disperazione intellettuale, la grande Roma lo intimorisce, lo disperde. Molti giovani hanno incontrato, grazie a questa rappresentazione, un loro grande conterraneo, affascinati dalla forza della sua parola soprattutto nei versi sulle lotte contadine, e dalla ironia di alcuni appunti su figure di politici, fino al grande affresco del Canto dei nuovi emigranti, manifesto grandioso sulla questione del Mezzogiorno.
Pino Michienzi che interpretava il ruolo del poeta, ha ricevuto grandissimi consensi in tutta Italia e anche a Zurigo dove, presso la Casa degli Italiani, oltre cinquecento connazionali hanno gremito la sala tributando alla fine una commossa ovazione.