I Canti delle Pietre
I Canti delle Pietre
da un’idea di Giancarlo Cauteruccio
voci recitanti Pino Michienzi, Sara Alzetta, Francesco Marino
musiche di Vincenzo Palermo
Orchestra sinfonica del Conservatorio di Cosenza
direttore d’orchestra Donato Sivo
Si narra di Liside (Pino Michienzi), alunno prediletto di Pitagora che, sfuggito miracolosamente alla violenta annientazione della sua scuola e del suo Maestro, giunge in un rifugio segreto della Locride. Qui incontra altri sei confratelli, anch’essi sfuggiti alla persecuzione della scuola pitagorica e in fervente attesa del “prediletto”.
Assieme daranno vita ad un ultimo rituale della memoria, volto a fissare indelebilmente il pensiero del loro amato Maestro. I suoi pensieri, i suoi insegnamenti, l’essenza stessa del suo cervello, un tempo tramandati tra gli adepti solo localmente, per volontà del Maestro, vengono ora finalmente incisi nelle loro anime prima che nella nuda roccia, affinché possano, quasi come una preghiera, guidarli nella ascesi: i versi aurei, la sintesi sublime dei dettami di Pitagora.
Per questo brano in forma di melologo, ora a stretto dialogo con il tessuto orchestrale, ora immerso a solo in una scena immaginaria, è stato fatto riferimento, oltre che alle traduzioni italiane, alla pregevole edizione in versi eumoplici in francese di Antoine Fabre d’Olivet, tradotti a fronte in italiano, che hanno ben incentrata la filosofia estatica e cerebrale di Pitagora. Il riferimento alla incisione dei versi nella roccia non è casuale. Il pensiero corre subito alla tavola smeraldina di Ermete Trismegisto, a cui il testo sembra presagire l’esaltante luminoso finale.